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Intervista a Gabriele Gallinari: il suo amore per la recitazione e per il cinema

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Successo e consensi di critica per il film “Il mio corpo vi seppellirà” di Giovanni La Parola

Successo e consensi di critica per il film “Il mio corpo vi seppellirà” di Giovanni La Parola, uscito il 12 marzo sulle piattaforme Apple tv, Google Play, YouTube, Amazon, Chili, Timvision, Rakuten, Infinity.

Un western al femminile, con 4 protagoniste d’eccezione (Miriam Dalmazio, Antonia Truppo, Margareth Madè e Rita Abela) coinvolte in una narrazione tutt’altro che “rosa”,  si rivela infatti una storia tinta di sfumature forti, decise e che non lasciano nulla all’immaginazione. Scene di duelli e sparatorie sono inoltre campo di battaglia di una serie di personaggi maschili. Tra gli interpreti maschili, Gabriele Gallinari, giovane attore siciliano, di adozione romano. In “Il mio corpo vi seppellirà” interpreta il barone Giustino Fortunato. Un ruolo particolare in cui l’attore rivela le proprie doti artistiche. Insieme a lui anche Guido Caprino e Filippo

Il film è girato in Puglia ma ambientato in Sicilia nel 1860, nel Regno delle due Sicilie, all’alba dello sbarco delle truppe garibaldine, in una terra ancora senza legge e padroni.
Le protagoniste sono quattro bandite, chiamate le Drude, alla ricerca di una loro personale vendetta.
Gallinari riveste i panni Giustino Fortunato marito di Filomena una giovane donna in dolce attesa che viene rapita dalle Drude.
Palermitano di nascita e cosmopolita per passione, Gabriele Gallinari a 18 anni si trasferisce a Milano dove si laurea in Economia (per amore della famiglia), ma dopo gli studi e qualche lavoretto lascia Milano per andare a Genova a coltivare la sua vera passione.
L’eleganza, la gentilezza e l’umiltà che lo contraddistinguono fanno da filo conduttore ad una una dettagliata e sentita intervista  in cui si racconta:

Raccontaci quando e dove nasce la passione per la recitazione.
“Non provengo da una famiglia con tradizioni artistiche, nessuno era un appassionato di cinema e teatro. Ma da quando ero piccolo, da quando avevo 8-9 dicevo che volevo fare l’attore, non so da dove scaturisse questa mia ambizione, questa voglia potrei dire innata di recitare. Mi divertivo a improvvisare siparietti teatrali a casa mia agli amici dei miei genitori. Mi travestivo con quello che trovavo negli armadi: cappelli, sciarpe, ecc,  annunciavo il mio ingresso e dopo qualche minuto facevo irruzione in salotto, facendo sorridere tutti. Poi ho avuto un blackout . Ricordo inseguito le recite scolastiche. Lascio da parte il teatro e  mi laureo in economia e commercio; la mia famiglia pensava che volessi fare questo e continuare nell’azienda di familiare, in realtà ho venduto macchine per un periodo. Qualcosa però ha cambiato la mia vita: la malattia di mio padre. Mio padre è stato un vero artefice della sua vita,  un esempio di colui  che amava il suo lavoro e che con coerenza aveva fatto ciò che desidera. Pensai che era arrivato il momento, anche per me, di inseguire i miei sogni e fare ciò che volevo.  Mi licenziai dal lavoro e fui ammesso alla scuola  del teatro stabile di Genova ; a 23 anni ho ricominciato da capo, ero il più vecchio  dei miei colleghi. Furono gli anni più belli della mia vita, 8 in un appartamento, facevo quello che avevo sempre desiderato. Finalmente facevo teatro, in questo modo potevo  vivere vite diverse dalla mia e ciò mi rendeva felice, forse perchè non ero soddisfatto della mia.”

 La tua formazione e la tua esperienza su set.
“Mi formo al teatro stabile di Genova. Nessun lavoro mi ha fatto sentire vivo come il teatro. Le emozioni teatrali fanno paura, ogni volta è come la prima volta.
La tv è stata invece una grande palestra. Uscito dallo stabile ho partecipato ad alcune serie tv.
Dico una grande palestra perchè devi essere pronto, veloce, ricettivo, come si dice “buona la prima”. Fare cinema è però il mio sogno. Mi sento più portato per il gesto piccolo,  quello che viene scovato dalla macchina da presa. E’ un  lavoro in miniatura, di dettaglio. Con il cinema mi sento più libero di esprimere me stesso.
A teatro devi arrivare all’ultima fila, tutto è più ampio: voce, gesti, tutto studiato per apparire naturale. Il Cinema è più libero.
La mia prima grande esperienza di cinema è stata: The Tourist, diretto dal Premio oscar con il film “Le vite degli altri” del 2007. Emozione unica. Un’esperienza indimenticabile ed anche divertente. Il provino è stato in inglese, un cast prettamente anglofono. Ho dovuto Improvvisare in inglese, una lingua che parlo ma che pur sempre non è la mia. Sapevo che avrei dovuto interpretare il ruolo del concierge dell’hotel  Danieli di Venezia… e avrei dovuto dare il benvenuto nel bellissimo panorama italiano agli attori protagonisti . Mi studiai  quindi in inglese tutte le info sull’hotel, scaricate da internet e feci così la mia bella figura. Sul set il clima era classico hollywoodiano, funzionava tutto alla perfezione, io non capivo nulla, ero troppo emozionato, catapultato nel cinema che avevo sempre sognato. Una volta addirittura pensavo di parlare con il regista, invece si trattava del direttore della fotografia e quando lo capii, in una scena a dir poco esilarante scoppiai a ridere.
Da questa esperienza posso dirvi che il lavoro dell’attore lo amo e in questo periodo di incertezze, in cui c’è bisogno di lavorare, considero importanti tutte le proposte che mi arrivano.”

Una breve carrellata dei tuoi  lavori
“Ho collaborato con lo stabile di Genova e con il suo direttore Marco Sciaccaluga,  regista di Genova, scomparso un mese fa.
Il film The Tourist  e “Mendel” con Christopher Lambert, produzione internazionale. Qui ho imparato quanto  sia importante il prestare attenzione ai microfoni, eravamo microfonati tutto il tempo, per cui come si dice “prima di parlare è meglio pensare ciò che si dice…”
Serie tv: Un passo dal cielo, Don Matteo, Il Restauratore, Squadra antimafia.

Ho continuato anche con il teatro, Amleto, con la compagnia del Carretto. Ero il protagonista. Ho iniziato a scegliere i registi che mi piacevano di più: Emma Dante e  Binasco per esempio.
E poi di nuovo il cinema con “Il mio corpo vi seppellirà”, un  lavoro fantastico. Ho lottato per questo progetto. Il mio ruolo era stato dato ad un altro. Venni scelto per possibili altri piccoli ruoli secondari e registrai il provino con voce off. Quando il regista La Parola, che stimo e ringrazierò sempre, sentì la mia voce, senza nemmeno vedermi decise di affidarmi il ruolo di Giustino. Probabilmente per il mio accento “naturalmente” siciliano adatto al film. Posso dire quindi che è stata una vera conquista, un lavoro in cui mi sono divertito molto.”

Qual è il ruolo che hai amato di più e quello di meno?
Il ruolo che ho amato di più: Giustino Fortunato. E’ stato un buon incontro, non è detto che sia sempre cosi, ci si può prendere o no con un personaggio, proprio come succede con le persone.
Questo ruolo ha  riacceso la mia fantasia. Pieno di umanità e con molte tracce famigliari. Mi ha ricordato la mia terra, la Sicilia,  il suono del mio dialetto, un certo tipo di ironia, mi ha ricordato un amico di mio padre con cui sono cresciuto,  gli ho rubato la  camminata e l’ ironia. Anche il nome di mia moglie nel film “Filomena” l’ho fatto mio ricordando il modo in cui il portiere del palazzo in cui vivevo a Palermo, chiamava la compagna “Filuuu”. Particolari  della mia infanzia siciliana  mi sono serviti per agganciarmi alla realtà e per dare vita alla realtà del film.  Giustino è un mitomane, si vanta delle sue geste, un  cialtrone, lascia in pericolo chi ama, negativo, che sfugge alla sue responsabilità,  vanitoso, ma anche divertente e dinamico. Ho provato simpatia per la sua vitalità. Un personaggio scritto bene, con tutte le sue contraddizioni e lati più o meno scuri.
Per me non esiste un personaggio che si ama di meno, forse posso dire meno significativo nella carriera di ciascuno.  Quello a cui sei meno affezionato. Ma non amarli no, non mi viene in mente nessuno; se non li ami è difficile fare bene  questo lavoro, devi trovare qualcosa che vi accomuna . Mi fanno amare meno un personaggio, le condizioni del lavoro sul set, le situazioni che ti portano a vivere con sofferenza il progetto. L’ Amleto per esempio l’ho vissuto con poca concentrazione, la regista molto dura, non funzionava con me.  Amleto non lo ricordo felice.”

 Cosa ti piacerebbe interpretare e con quale regista?
“C’è un progetto di cinema in ballo, il Covid non ha aiutato le tempistiche, non posso raccontarti ma è quello che voglio fare nel mio futuro, vorrei raccontare una bella storia, lontana da me e che mi permetta di raccontarmi in altro, essere liberi di vivere la storia di un altro, sganciarsi da se…
Il cinema trasforma: entri al cinema ed esci diverso.
I miei registi preferiti: Salvatores, Mainetti, Nicchiarelli, Randi, Garrone. Raccontano storie pazzesche, andate lontano nello spazio e che portano da un’ altra parte. Volere seguire il racconto di qualcun altro, non ho mai sentito l’ esigenza di raccontare qualcosa di mio. Ora però  sento il bisogno di narrare qualcosa di mio.  Mi piacerebbe portare in scena un mio lavoro di scrittura e trasposizione teatrale.”

Parlaci della tua esperienza ne “Il mio corpo vi seppellirà” cosa dobbiamo aspettarci? E’ un film girato in Puglia ma parla della Sicilia, il tuo luogo di origine come hai vissuto questo ritorno ad una storia della tua terra?
“Questo film che merita molto, è coraggioso e innovativo  nel filone italiano. Tratta la storia dell’unità d’Italia con gli occhi di chi si opponeva a questa unione. Parla del popolo che si ribellava al volere del re e di Garibaldi, di coloro che si  affidavano ai briganti come risposta e difesa dai soldati sabaudi. Si parla di brigantesse a cavallo, la storia nasconde la violenza e i soprusi del periodo. Sono molto fortunato, ringrazio la produzione che si è fidata di te. Abbiamo lavorato insieme al personaggio. E’ un film storico in costume, pulp, azione e western; tratta l’emancipazione femminile,  le drune sono  feroci con vissuti di violenze  da parte degli uomini, esperienze che le hanno portate a essere  le donne spietate che sono . Spero che il film  vada bene tanto da arrivare al cinema, il western merita la grandezza dello schermo. Con questo film  sono tornato alle mie origini, alla storia della mia terra e mi auguro che abbia il successo che meriti.

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