Il Monte Carlo Film Festival de la comédie, rassegna di cinema giunta alla sua 18° edizione, con la Direzione artistica di Ezio Greggio si è conclusa con grandissimo successo. Un’edizione ricca di ospiti e sorprese.
Presenti tra gli intervenuti il team di EGO. M, studio di progettazione e design bolognese, intento a rappresentare in modalità non convenzionale quanto l’arte del design e dell’architettura abbiano in comune con la settima arte del cinema e della commedia.
La giovane squadra di Ego. M attraverso le sue due ultime collezioni, porta la testimonianza di quanto cinema e design, sceneggiatura e progettazione possano identificarsi in una formula matematica, con la quale ho aperto un’interessante intervista volta a scoprire lo stile e l’anima di un gruppo di artisti originali e innovativi.
“Osiamo: il design sta alla progettazione come il cinema alla sceneggiatura”. Il percorso da Castiglioni a voi?
“L’eredità lasciata e la continuazione dello stile CENTO3 è una storia di design, un vero e proprio racconto. Tutto inizia nel 2001 quando Achille Castiglioni assieme all’amico e collaboratore Gianfranco Cavaglià riflettono sul tema dell’impugnatura e progettano una forma trilobata ad archi: mai vista ma particolarmente ergonomica. Nascono così questi strumenti da scrittura, l’ultimo progetto in assoluto di Achille, i cui disegni verranno poi ritrovati dietro il grande specchio angolare del suo studio, dal 2012 sede
della Fondazione che porta il suo nome.
Nel tempo sono stati fatti alcuni approcci sperimentali per la realizzazione di questi oggetti, ma nessuno è stato capace di interpretare e poi sviluppare il prodotto e soprattutto il pensiero progettuale dei due Maestri. Il progetto è rimasto così nel cassetto e latente per due decenni.
Nel 2020 infatti, Carlo e Giovanna, figli del designer e rispettivamente presidente e vicepresidente della Fondazione Achille Castiglioni, entrano in contatto con noi, con la realtà EGO .M : giovane azienda di Bologna con uno storico famigliare nei mondi dell’architettura e del design.
Il Team EGO .M quindi si è concentrato sul rispetto delle volontà originarie dei progettisti realizzando un prodotto democratico, innovativo e vicino alle moderne generazioni, come insegnato da Achille Castiglioni, ma che portasse in sé anche il rigore progettuale, ingegneristico e strutturale, risultati dal confronto con l’architetto Cavaglià. È nata così la collezione CENTO3: strumenti da scrittura a forma trilobata realizzati in grafene tramite stampa tridimensionale.
Abbiamo partecipato al Montecarlo Film Festival con CENTO3 determinati nel dimostrare il contatto tra design e cinema: due universi autonomi e apparentemente lontani ma legati fin dai più embrionali stadi creativi. Riflettendoci infatti, cogliamo analogie non trascurabili fra l’atto del progettare e quello dello sceneggiare, fra i primi schizzi di un progetto e la stesura di un copione.
Sono attività che raccontano storie, emozioni e incontri e che coinvolgono personaggi, personalità e idee. Ma soprattutto sono attività che affrontano e portano sulle spalle il peso e il valore dei tentativi, delle prove, dell’incertezza del non sapere dove in conclusione si riuscirà ad arrivare.
Sono attività che riteniamo umane e quotidiane, fallibili di errori e continue prove: ed è questo che vogliamo raccontare”.
Parlatemi del logo che vi rappresenta: parole forti e incisive. Qual è la vostra storia?
“Siamo giovani e ironici. Una rigorosa ironia è imprescindibile nel lavoro e nella vita. In quest’ottica abbiamo abbinato al nostro brand quelle parole: elegante ed eccentrico, giovane e grintoso, organizzato e orgoglioso.
È un ritratto sintetico, ironico e molto autocritico di Edoardo M, ideatore di EGO .M , che vuole così raccontare sé stesso e connotare l’intero brand e il suo universo valoriale”.
Avete modelli di riferimento artistico. A chi o a cosa vi ispirate? Richiami ad ambienti e atmosfere particolari?
“Il nostro è un Team di nove ragazzi, composito nelle personalità e nelle storie di vita, ognuno con i propri luoghi e il proprio percorso di crescita ma tutti accomunati dalla formazione all’essenzialità del Bello, alla creatività audace e alla conoscenza come esperienza diretta della realtà.
Abbiamo poi sempre fatto nostre le parole di Achille Castiglioni “se non siete curiosi lasciate perdere” e nelle nostre giornate ci lasciamo sorprendere e incuriosire da tutto: anche le più piccole cose diventano fonte d’ispirazione, magari non subito, ma le custodiamo e ne facciamo tesoro per il futuro.
Tutto questo quindi, le nostre vite e le nostre esperienze, la quotidianità anche più banale e la nostra tenace curiosità, sono la nostra ispirazione”.
Ho notato uso di materiali eco, pro-ambiente e sostenibilità. Il vostro contributo alla sostenibilità ambientale
“Uno dei quadri di riferimento nei quali dovrebbe inserirsi l’operato di qualsiasi designer oggi riguarda la dimensione ambientale e il tema della sostenibilità: tendenze e comandamenti ormai imprescindibili nell’attività di progettazione. I legami che uniscono uomo e ambiente naturale sono stati nel tempo profondamente compromessi a causa della generale tensione industriale. E qui, con queste consapevolezze e necessità alla partenza, ci inseriamo noi;
In CENTO3 la sensibilità ambientale è tenuta in considerazione sia sul livello del materiale utilizzato che su quello della tecnica produttiva.
Abbiamo quindi anche optato per una tipologia produttiva semi-industriale, vicina al fare artigianale, che crea ogni pezzo singolarmente dando quindi valore e significato ad ogni oggetto creato e al tempo di produzione”.
“Trasparenza” è il vostro orgoglio, nato durante CoVid, che cosa vuol dire per voi questo progetto.
“Nel momento di storica immobilità imposta dal periodo di pandemia abbiamo reagito sentendo ancora più forte il bisogno di dare voce, seguire e sviluppare le nostre inclinazioni e voglia di fare.
È nata così /tra· spa· rèn· za/, la nostra prima collezione di oggetti da tavola che parlava il linguaggio della convivialità e della condivisione, una risposta quindi, decisa e speranzosa, al momento di costrizione da cui non riuscivamo a fuggire”.