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A quota 500 la petizione per la messa in sicurezza di Capo Alì

capo alì
l’ennesimo smottamento del costone di Capo Alì lungo la SS 114 testimonia la fragilità del territorio jonico messinese

Da Francesco Aloisi, attivista riviera jonica messinese e Giacomo Di Leo, coordinatore Comitato No frane-No precarietà, riceviamo:

“Come più volte annunciato ed evidenziato all’interno della petizione popolare e dell’esposto concernente la realizzazione di più gallerie (paramassi e/o naturali) per la messa in sicurezza, l’ennesimo smottamento del costone di Capo Alì lungo la SS 114 testimonia la fragilità del territorio jonico messinese e di tutto il tratto dell’orientale sicula.

Possiamo affermare senza dubbio di smentita, che tale vulnerabilità è principalmente causata dall’incuria, dalla mancata ordinaria manutenzione e dal lassismo istituzionale rappresentato in ogni sua forma dall’inettitudine politica in generale. Tale precarietà ha messo, e continua a mettere in pericolo la vita dei cittadini e dei pendolari che transitano lungo questo itinerario. Come è noto le ultime precipitazioni hanno creato non pochi disagi, tenendo in ostaggio ancora una volta migliaia di Cittadini pendolari che quotidianamente percorrono tale tratto della SS 114.

Rileviamo che in questi anni non si è mai fatta una regimentazione delle acque a monte, misura elementare, in mancanza della quale i danni al costone, di per sé fragile, si sono amplificati. Così come si evince dalla petizione, insieme ai comitati locali abbiamo più volte proposto una soluzione per tale problematica, come ad esempio la realizzazione di più gallerie “paramassi”, addirittura nel Settembre del 2015 insieme ad alcuni cittadini e ai comitati locali, abbiamo lanciato una petizione popolare indirizzata anche alla Procura della Repubblica di Messina. È stato aperto un fascicolo e a Dicembre 2016 è stato tutto archiviato. Nella missiva si segnalava l’estremo pericolo causato dalle continue frane del tratto stradale del famigerato Capo Alì, ovvero del tratto che congiunge il Comune di Itala e Scaletta Zanclea con il Comune di AlÌ Terme. Si rammentava inoltre l’inadeguatezza della manutenzione stradale dell’intero tratto in questione, specificando che tali frane avrebbero potuto cagionare danni ai cittadini mettendo a repentaglio la vita degli stessi. Ormai avvertiamo un’inerzia deplorevole che inevitabilmente ci condanna ad uno – status quo ante – che ovviamente non lascia presagire la volontà di cambiare la situazione.

Come coordinatori dei comitati cittadini, avendo raggiunto 500 sottoscrizioni della petizione popolare, oltre a depositare l’esposto agli organi competenti e ad aggiornare la cittadinanza sullo stato dei fatti riguardante i finanziamenti e la progettazione delle gallerie “paramassi” ci attiveremo affinché venga al più presto realizzata la bretella autostradale nei pressi di Itala marina, questo permetterà ai cittadini di tutto il comprensorio di non rimanere isolati durante lo stato emergenziale. Stiamo già lavorando da tempo sulla questione “bretella autostradale” tra Itala e Scaletta Zanclea, e presto esporremo lo stato dei fatti dimostrando che chi sta decurtando i fondi dal Masterplan della città metropolitana per tentare di realizzare svincoli inutili, oltre a fare demagogia, sta condannando alla precarietà perpetua la SS 114, mettendo a repentaglio la vita di migliaia di cittadini con danni sociali economici e psicologici incalcolabili per la già fragile economia ed esistenza delle comunità interessate. Inoltre, nei prossimi giorni sarà indetta una riunione organizzativa online attraverso la quale saranno coinvolti i pendolari, tutti i lavoratori e le lavoratrici dipendenti pubblici e privati, lavoratori autonomi in genere, e le associazioni dei commercianti locali, categoria già in crisi e ulteriormente impoverita dalla chiusura di Capo Alì, per intraprendere una vertenza legale e richiedere un risarcimento per i danni che per mera negligenza la comunità sta subendo. Ovviamente una situazione di estrema gravità qual è questa richiederebbe una mobilitazione-manifestazione all’altezza del bisogno di sicurezza, che oggettivamente emerge. Noi come comitato siamo disponibili a sostenere qualsiasi mobilitazione, decisa democraticamente dalle popolazioni locali.

Infine, apprendiamo dagli organi di stampa e dai video dell’ultimo tavolo tecnico, che i dirigenti dell’ANAS, sostengono che ci vogliono almeno quattro anni per una soluzione strutturale del problema Capo Alì, con un misto di gallerie naturali ed esterne “paramassi”. Secondo i parametri attuali vigenti in Italia per fare 600 metri di galleria ci vuole meno di un anno. Quindi addirittura quattro volte in più per mettere in sicurezza Capo Alì! Ricordiamo alle autorità competenti che in questi casi serve solo una progettazione di massima, per cui non necessitano tempi lunghi, come dimostrano altre esperienze sullo stesso tipo di roccia: ad esempio le progettazioni di RFI per le gallerie da costruire sullo stesso tipo di roccia, non molto lontano da quei luoghi per il raddoppio ferroviario Messina Catania.

Ci vuole solo volontà politica per trovare i soldi, che ci sono e che in questi anni sono stati spesi in malo modo!”

 




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