La tragedia, che vede protagonista lo sfortunato figlio di Laio, è stata rivisitata in chiave contemporanea dal regista Robert Carsen nella 57esima rassegna teatrale delle rappresentazioni tragiche in programma al Teatro greco di Siracusa.
Ad aprire la scena è l’ingresso del coro, composto da ottanta attori che portano in mano vestiti neri, cadaveri di gente tebana caduta per mano di una strana pestilenza. Il fil rouge di tutta la tragedia è la ricerca della verità, una verità amara e luttuosa (ma pur sempre necessaria), fortemente ricercata dal protagonista, Edipo re di Tebe, interpretato dall’attore Giuseppe Sartori, e svelata dalle parole dell’indovino Tiresia (ruolo rivestito dal superlativo Graziano Piazza).
Lo sgomento seguito alle parole di un povero cieco genera nel coro la medesima reazione: il colpevole dell’epidemia che funesta la città non può essere Edipo.
Eppure, nelle parole del cieco indovino i motivi sono chiari: la catena di sventure innescata dal re della città, colpevole di aver ucciso il padre e sposato la madre (Giocasta, interpretata da Maddalena Crippa), è destinata ad abbattersi sulla sua stirpe, poiché le colpe dei padri ricadono sempre sui figli.
Imponente la scalinata che domina il palco, solcata unicamente dai membri della famiglia reale, mai dal coro che rappresenta il popolo, spettatore inerme di un destino ineluttabile. E da quella scalinata il re infelice, una volta appresa la verità e cavatosi gli occhi, riappare nudo e sanguinante, solenne nel dolore che lo dilania, brancolante nel buio della disperazione, pronto ad andare in esilio per rispetto dell’editto emanato.