È uno scenario drammatico come questo che ha catturato l’attenzione dell’artista Francesca Borgia che traspone in ceramica il complesso cambiamento che ha investito l’uomo odierno, sovrastato dalla tecnologia e dalla dimenticanza di ciò per cui è stato creato: vivere in/di relazione. Relazione con i suoi simili ma anche con l’ambiente che lo circonda.
La mostra inaugurata ieri pomeriggio nei locali di Viale San Martino 296, e che sarà aperta al pubblico fino alla fine del mese, ci regala una fotografia desolante di ciò a cui oggi assistiamo impotenti. E vuole farsi carico di un monito che renda la popolazione intera partecipe del dramma e, perché no, del cambiamento. Francesca Borgia non è nuova ad organizzare le sue mostre in luoghi lasciati allo stato di abbandono nella nostra città; lo fa per accendere un campanello d’allarme e portare l’attenzione dell’osservatore a non lasciare che luoghi belli della città marciscano nella totale incuria sotto gli occhi distratti dei cittadini.
“Grammatiche urbane” riflette esattamente questo aspetto sociale: le brutture della modernità cui, nostro malgrado, siamo stati sottoposti (cancelli, inferriate, parabole, cemento) si è pian piano sostituito al paesaggio naturale fatto di mare e di verde. Nelle stanze d’appartamento dove è stata allestita la mostra, l’artista cerca di infondere il messaggio dell’importanza del recupero dei nostri spazi, riportando l’attenzione del visitatore al dialogo uomo-Natura.
La mostra è stata fortemente voluta dal Consiglio di Amministrazione della Fondazione “Architetti del Mediterraneo“; ieri è intervenuta proprio la Presidente, Anna Carulli, che ha parlato di ritorno al senso di appartenenza del cittadino messinese nei confronti del territorio, troppo spesso lasciato a se stesso.