Caro Sindaco Basile, nuovo primo cittadino della città, sono un ragazzo di 22 anni che per iniziare vuole congratularsi con lei per la sua vittoria anche se non è per questo che le scrivo.
Nonostante infatti io abbia 22 anni e abbia tanta volontà, nonostante con grandi sacrifici abbia tanto studiato anche non essendo nato in italia(sono stato adottato all’età di 7 anni),nonostante parli 3 lingue,nonostante abbia conseguito un diploma con ottimi voti, sono stato costretto ad andare all’estero per avere ciò che a tutti i giovani spetterebbe di diritto:un lavoro, non elemosinato e con un giusto stipendio senza essere sfruttato. Non ho ritenuto soddisfacente fare domanda per un reddito di cittadinanza, abito che non mi sarei sentito bene addosso.
Spero che,quando a Natale tornerò nella mia splendida Messina,potrò pensare di fermarmi da questo eterno viaggio che dai nostri nonni ai miei genitori abbiamo sempre deciso di intraprendere per vivere meglio.Purtroppo vedo troppe persone e sopratutto troppi talenti rubati alla terra che sento mia.
Spero, anche se so che è ancora poco il suo tempo da amministratore della città, ma se le cose si fanno con grande passione e volontà tutto può cambiare)di trovare mentalità più aperte, gente più onesta, strade più pulite e voglia di cambiamenti sopratutto da parte di chi occupa poltrone non riuscendo a fare il bene di tutti.
Spero che le retoriche e gli scontri tra destra e sinistra non intacchino il futuro di una nuova giunta che dovrebbe solo avere voglia di fare e migliorare una città dal sole splendente e dal mare unico e che avrebbe tante opportunità di essere “invidiata” avendo grandi potenzialità sopratutto nel turismo come il luogo dove oggi lavoro io.
Una città che ha il privilegio di possedere profumi e gusti mediterranei e tanti desideri di sperare ancora ma che invece lascia scappare i propri figli con un sacco in spalla e una valigia piena di sogni pronti ad essere regalati altrove.
Con la speranza di un futuro dignitoso nella mia città le affido le mie poche righe facendomi portavoce di una generazione, la mia, forse troppo disillusa e dignitosa per restare.