Il candidato sindaco di Messina del centrodestra, Maurizio Croce, e l’assessore designato al Bilancio, Giuseppe Grazia, hanno incontrato la stampa per fare chiarezza sul tema del piano di riequilibrio del Comune di Messina.
«Dopo aver trattato il tema del risanamento – dichiara Croce -, affrontiamo un altro argomento che merita attenzione e rispetto dei fatti. Il piano di riequilibrio rappresenta uno dei temi più discussi di questa campagna. Voglio sfatare la leggenda secondo cui Messina necessiti di un “guardiano dei conti”: no, la nostra città ha bisogno di un tecnico esperto e preparato. Giuseppe Grazia rientra in questo profilo e la sua capacità in tema economico potrà mettere in ordine i conti del Comune».
L’analisi delle cifre
La parola passa all’assessore designato, si parte con una approfondita analisi di cifre che mostrano le tante rimodulazioni che hanno riguardato il piano di riequilibrio originario, datato 2012: «Il piano presentato dalla passata amministrazione – spiega Grazia – non sarà mai discusso dalla Corte dei Conti. Siamo all’anno zero: il primo piano della passata amministrazione è stato commentato con 81 pagine di osservazioni che sottolineavano non poche lacune. Non entro nel merito, ma guardo al futuro: la legge concede alla nuova amministrazione 150 giorni per riformulare un piano. Vogliamo conoscere i numeri e garantire alla città una radiografia dei conti».
«Solo così, del resto, potremo capire il vero peso dell’indebitamento e scegliere la strategia più giusta. Prima di portare alla Corte dei Conti – continua l’assessore designato al Bilancio – un nuovo piano di riequilibrio dovremo essere capaci di produrre numeri verificati. Importante, poi, chiarire che l’accettazione del piano di riequilibrio non comporta, come effetto diretto, che i debiti vengano strappati ripartendo da zero. I paletti ci saranno e dovremo rispettarli. Quello che è mancato – sottolinea Grazia – è stato il dialogo col governo centrale. La Legge di Bilancio 2021 ha concesso oltre 2 miliardi divisi in 20 anni per città come Reggio Calabria, Napoli, Palermo e Torino. Nel solo 2021 questi Comuni hanno incassato 100 milioni, Messina solo 10. La norma “salva Comuni” ha consentito alle città metropolitane di derogare al tetto dell’Irpef e imporre una tassa sull’imbarco. Messina era rimasta fuori – ha aggiunto Grazia – anche da questa manovra, fino all’intervento di Matilde Siracusano che è stata capace di inserire anche i Comuni che avevano presentato il piano di riequilibrio tra quelli che possono accedere a questi fondi. Questo è un esempio di dialogo».
Le assunzioni
L’assessore designato Grazia, poi, snocciola alcuni dettagli legati alla possibilità di assunzioni da parte del Comune di Messina: «Prima di parlare di assunzioni vogliamo chiarire che noi non licenzieremo. Nel piano di riequilibrio della passata amministrazione su 113 milioni di tagli, ben 18 riguardavano proprio il personale. Avremo dei paletti da rispettare legati alla legge nazionale – spiega Grazia -, per esempio Catania e Palermo possono assumere solo in base al turnover, ovvero con posti pari al 100% delle dismissioni dell’anno precedente. Non faremo promesse di numeri, ma puntiamo al massimo possibile. In più, sfrutteremo il PNRR per assunzioni a tempo determinato. La pianta organica è fin troppo ristretta con soli 1080 dipendenti e 5 dirigenti: occorre un’analisi precisa della macchina amministrativa. Il messaggio che intendo trasmettere è molto netto: non ci sarà sviluppo se non riusciremo a sanare i conti. Questo deve essere il nostro obiettivo primario. Infine, sul tema partecipate puntiamo a una riorganizzazione che abbia come presupposto un’attenzione maggiore al welfare».
La risposta di De Luca
La reazione dell’ex sindaco Cateno De Luca non è fatta attendere.
“Apprendiamo – ha detto – che l’aspirante assessore Giuseppe Grazia non ha compreso il fatto, ma non per questo lo assolviamo dal momento che si autodefinisce esperto di bilanci. Lo invitiamo, se vuole, a un confronto pubblico proprio con il nostro candidato sindaco Federico Basile su tutti i piani rimodulati e sulla relazione che abbiamo presentato alla Corte dei Conti, compresa l’ultima rimodulazione che porta alla chiusura del debito. Appare strano che non abbia fatto alcun cenno agli oltre sedicimila accordi di abbattimento e rateizzazione del debito. Al di là di quelle che possono essere le fotografie o radiografie c’è un dato incontestabile: i creditori sono stati pagati attraverso un accordo che ha messo la parola fine a contenziosi che si trascinavano da anni”.