Un’operazione del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Patti e della Stazione di Brolo, coordinata dalla Procura di Patti ha fatto luce su un’organizzazione dedita allo sfruttamento della prostituzione.
I provvedimento cautelari hanno raggiunto, questa mattina quattro persone, tre delle quali ritenute responsabili, a vario titolo e in concorso tra loro, proprio di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione aggravati. A carico di due degli indagati e di un quarto soggetto sono stati documentati anche gravi indizi di detenzione ai fini della cessione di sostanze stupefacenti, distintamente commesse dai singoli indagati.
Il provvedimento restrittivo trae origine da un intervento eseguito, verso la fine di settembre 2020, dai Carabinieri della Stazione di Brolo. In quell’occasione, una donna aveva dichiarato ai militari di essere giunta a Brolo la sera precedente per incontrare un uomo che avrebbe dovuto affittarle una casa per 70 euro al giorno. Nell’abitazione, durante la sua permanenza, avrebbe dovuto esercitare la sua attività di prostituzione, di cui l’uomo era perfettamente a conoscenza. La donna, però, ha deciso di tornare a Roma, considerando non idonea l’ubicazione dell’appartamento ed eccessiva la somma richiesta.
I carabinieri hanno deciso di approfondire le indagini, identificando l’uomo e riscontrando come quest’ultimo, in effetti, fosse coinvolto in attività volta a favorire l’esercizio della prostituzione. La donna era stata invogliata a raggiungere Brolo mediante un’opera di persuasione incentrata sulla scarsa concorrenza che avrebbe avuto e sui servizi che egli le avrebbe offerto, quali il trasporto dalla stazione ferroviaria all’abitazione e la totale gestione dell’appartamento.
Il prosieguo delle investigazioni ha permesso di identificare un secondo soggetto, ossia la persona che aveva formalmente sottoscritto il contratto di locazione dell’immobile, per un canone pari a 300 euro mensili. I necessari successivi approfondimenti hanno consentito di evidenziare un rapporto di vecchia data tra i due, nonché i loro comuni precedenti specifici proprio sulla prostituzione. Il primo dei due indagati risulta anche condannato, con sentenza irrevocabile, per associazione per delinquere di tipo mafioso.
Da quanto è emerso, i proprietari dell’immobile erano totalmente ignari di quanto stesse accadendo. Successivamente sono stati avvisati dai vicini di alcuni “movimenti sospetti” e di un continui andirivieni soprattutto in orari notturni, di persone sconosciute, quasi esclusivamente uomini, che entravano e uscivano continuamente dall’appartamento.
Il luogo è stato sottoposto a videosorveglianza e i telefoni mesi sotto controllo.
Le investigazioni successive hanno consentito di raccogliere considerevoli conferme in ordine alla iniziale ipotesi di reato. E’ stata, inoltre, identificata una terza persona stabilmente partecipe e pienamente consapevole della condotta illecita perpetrata.
E’ stato appurato che i primi due indagati non erano nuovi a simili “affari”. In particolare, in concorso tra loro, anche in tempi diversi, avevano reclutato persone al fine di sfruttarne le prestazioni sessuali, mettendo a loro disposizione un appartamento di Brolo, che veniva concesso per soggiorni di breve durata al prezzo medio di 60/70 euro al giorno. Davano, inoltre, consigli pratici sulle modalità di pubblicizzare in rete prestazioni sessuali, fornendo ogni ausilio per raggiungere l’abitazione e ogni altro servizio accessorio. Tali attività, apparentemente banali, si sono rivelate indispensabili per le donne che di volta in volta si sono succedute. In particolare è stato possibile delineare compiutamente il ruolo di ogni indagato. Il principale di essi, ossia l’uomo condannato per associazione per delinquere di tipo mafioso, nel corso delle indagini, ha dimostrato abitualità delle proprie condotte nell’esercizio di tutte le attività finalizzate al favoreggiamento e allo sfruttamento della prostituzione, ponendo in essere un’incessante attività volta al reclutamento di donne da far alloggiare nell’appartamento di Brolo, attraverso innumerevoli contatti in suo possesso, che denota sia la “pervicacia criminale” e la “professionalit” dell’uomo in tale settore specifico sia la disponibilità da parte sua di ulteriori immobili in altri centri della costa tirrenica messinese, quali Capo d’Orlando e Sant’Agata di Militello.
Non sono mancati i suoi suggerimenti alle donne oggetto di sfruttamento circa la “motivazione di comodo” da fornire alle Forze dell’Ordine, in occasione di eventuali controlli, per giustificare la loro presenza in zona, e il modo con cui pubblicizzare la loro attività.
Il secondo indagato, come detto, legato da vecchia data al primo, anche per vicende personali, ha collaborato il principale indagato in ogni singola attività utile allo scopo, con le medesime modalità operative, già descritte, condividendo con lui ogni dettaglio legato alla conduzione dell’illecita attività, arrivando finanche a suddividere le spese relative a piccole manutenzioni.
In manette è finita anche una donna, madre del principale indagato, pienamente consapevole del proprio ruolo e delle attività illecite condotte. Ha svolto quello che può definirsi il ruolo di “tassista”, provvedendo all’accompagnamento delle donne dalla Stazione all’appartamento in questione e fornendo ogni servizio ritenuto utile e finalizzato a evitare che le loro attività e in particolare la loro presenza, nel tempo, potesse destare sospetti.
Nel corso delle indagini, nel periodo compreso tra settembre 2020 e febbraio 2021, sono state identificate complessivamente sei donne oggetto di sfruttamento, cinque colombiane e una ecuadoriana, che si sono alternate tra loro, adottando un costante turnover, abitando la casa, nel corso del tempo, più volte e in distinte circostanze. L’attività da loro esercitata è stata riscontrata attraverso le dichiarazioni di innumerevoli clienti, opportunamente sentiti quali persone informate, identificati grazie alle attività di indagine che hanno consentito di documentare un costante e considerevole afflusso di uomini presso l’appartamento in esame. In tutti i casi è stato altresì riscontrato che la presenza delle donne sfruttate sul territorio brolese è stata costantemente pubblicizzata mediante annunci pubblicati in rete su siti dedicati, al pari dell’appartamento adibito a casa d’appuntamenti, come puntualmente accertato.
Il principale indagato, inoltre, avevae la disponibilità di cospicui quantitativi di cocaina, che lo stesso definiva “neve”, tanto da offrirla a numerosi suoi interlocutori, anche in occasione di programmati incontri sessuali. Motivo per il quale è ritenuto responsabile anche del delitto di detenzione ai fini della successiva cessione a terzi. Stessa accusa per il complice.
A loro si aggiunge un altro indagato, finito agli arresti, ritenuto responsabile della cessione di metadone.
I due principali indagati sono agli arresti domiciliari; obbligo di dimore per la donna, con l’ulteriore obbligo di non allontanarsi dalla propria abitazione nelle ore notturne; infine, per l’ultimo indagato è stata disposta la misura dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.