Da Articolo Uno riceviamo e pubblichiamo:
La sconfitta del campo progressista, presentatosi diviso a livello regionale e nazionale, ha determinato il successo delle destre che tornano alla guida della Sicilia e del Paese. Nel nostro territorio la straordinaria affermazione delle liste di Cateno De Luca, ha confermato l’orientamento delle elezioni amministrative del capoluogo offrendo un’ampia rappresentanza a Sicilia Vera e a Sud chiama Nord.
Un quadro più che complicato per le forze progressiste che rischia di essere disarmante.
PD, M5S, i soggetti politici della sinistra e i movimenti civici sono frastornati e storditi. Ma non è questo il tempo della smobilitazione. Anzi serve riprendere il filo, comprendere gli errori commessi, ricominciare dalle fondamenta. Per dirla con Antonio Gramsci “quando tutto è o pare perduto, bisogna rimettersi tranquillamente all’opera, ricominciando dall’inizio”.
Non è sicuramente semplice. Tanto è in capo alle scelte che nazionalmente partiti e gruppo dirigenti saranno in grado di compiere. Poi c’è quello che possiamo e dobbiamo fare a livello territoriale.
Serve una analisi accurata del voto, a partire dal dato dell’astensionismo e dai flussi elettorali. Basta con giudizi elitari e sprezzati, i comportamenti delle cittadine e dei cittadini al voto vanno interpretati, non giudicati. L’elevata astensione segnala come la proposta politica del nostro campo è apparsa insufficiente con l’aggravante delle divisione. E nel nostro territorio va compreso, definitivamente, come l’esperienza De Luca non è ne’ un episodio ne’ un sintomo della crisi della politica ma una risposta condivisa in maniera trasversale dall’elettorato.
Un’analisi attenta ci consegna il fatto – inequivocabile – che non ci siamo in alcuni pezzi della nostra società e delle nostre comunità. La politica è rappresentanza – di bisogni, di interessi, oltre che di ideali e di valori – e le persone scelgono coloro dai cui si sentono rappresentati. Sarà fondamentale, quindi, non parlarci addosso tra noi, né parlare dei nostri avversari, ma tornare a capire cosa accade intorno a noi. Osservare, individuare nuovi strumenti per comprendere la realtà, comprendere chi e cosa rappresentare e costruire risposte all’altezza.
Occorre recuperare prossimità, stare accanto alle persone, sul lavoro e sul territorio, al centro e nelle periferie, a scuola e all’università. Dobbiamo imparare a frequentare la quotidianità della vita delle persone uscendo da pratiche autoreferenziali. Spazi di aggregazione, servizi, forme di mutualismo: sono tanti gli strumenti di cui dovremo dotarci non per prepararci alla prossima campagna elettorale ma per recuperare il senso profondo della politica.
Rimettiamoci in moto, a partire dalle rappresentanze istituzionali progressiste che, nei consigli circoscrizionali e comunali, all’ARS e al Parlamento Nazionale, devono sostenere questo percorso mettendosi a servizio di uno campo articolato e non solo del loro partito.
Scrolliamoci di dosso questo torpore, rompiamo questo assordante silenzio e ricominciamo.