L’esclusione della Università degli Studi di Messina dalla convenzione tra la Regione siciliana e la Regione Calabria per la redazione del “Foglio Messina-Villa San Giovanni” della Carta geologica nazionale, nella prospettiva della costruzione del Ponte, è sintomatica di altro.
Sarebbe stato assurdo (anzi vergognoso) non avvalersi delle competenze, delle ricerche e sensibilità professionalità del nostro Ateneo.
Peraltro, rammento a me stesso, che sotto altro (non disgiunto) versante il prof. Limosani, nella qualità di Direttore del Dipartimento, in una missiva indirizzata al Ministro Salvini, concludeva nella disponibilità per “una collaborazione per l’analisi dei temi legati allo sviluppo del territori, a coordinare, dal punto di vista scientifico, le varie attività di studio e ricerca intese a definire un quadro di insieme e proporre misure e azioni in grado di realizzare gli obiettivi così definiti”.
Certamente, peraltro, tale disponibilità non può non essere richiesta a (ed offerta da) da settori interdisciplinari e nella fattispecie da tecnici della struttura, composizione, conformazione delle aree.
Peraltro, con tutto il rispetto di eventuali voci o posizioni contrarie anche interne alla comunità scientifica messinese, sarebbe aspramente censurabile un tirarsi indietro dal contributo di studio e approfondimento.
È stata una grave dimenticanza. Non è stato un mero errore.
La verità è che Messina, politicamente non conta perché sa fare quadrato nella pigrizia e nella indolenza.
Il livello e la qualità della rappresentanza è discutibile. La rappresentatività è deficitaria. L’individualismo dei deputati è deprecabile.
Insomma, il livello del dialogo inter-istituzionale e tra le forze ed i movimenti è stato gravemente compremesso da una insana diffusa patologia autoreferenziale acuita via social e circoscritta in grigie stanze conta voti.
Messina esclusa (prima ancora autosclusa) dal Bacino della Carta Geografica della Politica che conta.
Emilio Fragale