Care e cari tutti,
numerosi colleghi appartenenti alle diverse aree scientifico-disciplinari, così come tanti rappresentanti del personale tecnico amministrativo e studenti, mi spingono a proporre la mia candidatura per l’elezione del prossimo Rettore. Le sollecitazioni di questi mesi mi onorano. Non può non esserci personale disponibilità.
La pergamena del mio certificato di laurea è a firma del Magnifico Rettore prof. Guglielmo Stagno D’Alcontres. Sono stato chiamato a prendere servizio come ricercatore con un decreto del Magnifico Rettore prof. Diego Cuzzocrea e, come associato, del Magnifico Rettore prof. Gaetano Silvestri. Sono stato invitato ad assumere le prime responsabilità di governo di Ateneo dal Magnifico Rettore prof. Francesco Tomasello. Sono stato coinvolto, come Pro-Rettore al Bilancio, dal Magnifico Rettore prof. Pietro Navarra. Ho servito, da ultimo, la mia comunità – come Direttore di Dipartimento e come componente del Senato Accademico – sotto il governo del Magnifico Rettore prof. Salvatore Cuzzocrea. Sono complessivamente più di trent’anni di appartenenza all’Università di Messina. Cosa rappresentano, però, in confronto alla lunga e gloriosa tradizione del nostro Ateneo? La storia di una istituzione non inizia con l’elezione di un Rettore; non si esaurisce con la fine del suo mandato. Pertanto, la mia disponibilità è offerta tra emozione e cautela. Una disponibilità che necessita di ampio confronto, sereno discernimento, matura verifica.
Occorre che le candidature siano profondamente radicate nel tessuto connettivo dell’istituzione di cui si è parte, ma soprattutto che siano espressione di un programma partecipato, ambizioso, pragmatico e ispirato ad un’idea condivisa di Università in tempi di sfide culturali, sociali ed economiche davvero epocali che prescrivono un nuovo rinascimento.
Per questo sono pronto, con la collaborazione di tutti, a iniziare a lavorare su un programma in cui sia posta al centro la cultura scientifica e umanistica. Dobbiamo prevedere strategie tese a rinnovare la progettazione e la gestione della didattica; a valorizzare e premiare la produzione della ricerca; a potenziare i servizi agli studenti; ad avviare una urgente e profonda riorganizzazione dell’apparato amministrativo. L’Ateneo deve recepire le istanze di base del territorio, come quelle legate a una sanità universitaria efficiente e di eccellenza, che rimarchi la caratterizzazione e la tipicità “universitaria”, spesso sacrificate a favore di prassi e obiettivi specificamente aziendali.
Sono disponibile a intraprendere questo percorso, partendo però da un punto fermo: il giusto equilibrio tra le diverse strutture decisionali dell’Ateneo e la separazione tra indirizzo politico e gestione amministrativa, al fine di evitare la concentrazione del potere nelle mani di una sola persona. Montesquieu ci ha insegnato che ogni individuo, “il quale ha in mano il potere, è portato ad abusarne, procedendo fino a quando non trova dei limiti. Perché non si possa abusare del potere, bisogna che il potere limiti il potere”.
La riforma Gelmini, tuttavia, ha posto il Rettore al vertice della struttura accademica, conferendogli funzioni che ne riducono la sua caratteristica di primus inter pares e ne rafforzano il ruolo di vero e proprio capo dell’esecutivo. Il mandato unico e la mancata verifica intermedia, inoltre, possono indurre i Rettori a declinare il potere loro assegnato come potere assoluto, di fare ciò che si desidera, senza alcun limite sostanziale, fatto salvo il rispetto delle forme.
L’unico antidoto a questa possibilità è una diversa declinazione del potere e delle funzioni, espressione cioè di un consenso, di una condivisione, di una sana e leale cooperazione del Rettore con altri organi collegiali previsti dallo Statuto (Dipartimenti in primis) e con i colleghi tutti: coloro che sono chiamati a ricoprire ruoli di responsabilità, così come tutte le componenti della comunità accademica. È questa l’unica via attraverso cui il Rettore ritornerà ad essere un primus inter pares; il Rettore di tutti, nessuno escluso. Un Rettore, per dirla in breve, “senza” settore scientifico disciplinare di appartenenza, in quanto li rappresenta egualmente tutti.
Cultura, partecipazione, autonomia e responsabilità sono le parole chiave su cui intendo improntare la mia candidatura. Attingerò a piene mani al patrimonio di idee, di principi che la tradizione ci consegna; valorizzerò ciò che di buono i Rettori che si sono alternati alla guida del nostro prestigioso Ateneo hanno compiuto. Insieme supereremo le criticità che permangono. Già dalle prossime settimane incontrerò personalmente i colleghi docenti, il personale tecnico amministrativo, gli studenti per un confronto sulle linee di indirizzo sinteticamente richiamate. Ho, peraltro, avviato il blog MicheleLimosani.it per una puntuale informazione su attività e progetti e per un vivace scambio di punti di vista attraverso newsletter.
Mi accingo ad intraprendere questa campagna elettorale sapendo di poter contare sulla saggezza, le idee, i suggerimenti e l’entusiasmo di moltissimi di voi che non hanno mai smesso di offrire il loro impegno e la loro scienza a servizio dell’istituzione accademica che tutti amiamo. In attesa di incontravi, invio i miei più cordiali saluti.
Michele Limosani