Il Festival rilancia nonostante sia venuto meno il sostegno del Ministero. Area Iris e Tenuta Rasocolmo le location.
Si inizia oggi giovedì 4 con la compagnia fiorentina “Chille de la balanza”, che presenterà “Che l’a pace sia con voi”, di e con Luca D’Arrigo, uno dei tanti teatranti messinesi costretti a emigrare
«La delusione è stata grande – dice il direttore artistico Roberto Zorn Bonaventura -. Abbiamo fatto il possibile, e anche un po’ di impossibile, per cercare di mantenere questo privilegio; con la qualità artistica, con un lavoro amministrativo impeccabile e con un’attenzione incessante al nostro territorio, ma evidentemente non è stato abbastanza. Adesso tutto diventa più complicato, ma certo non intendiamo abbandonare. Grazie davvero a chi vorrà essere ancora con noi».
L’onda dell’incredibile successo ottenuto da Filippo Luna con “Le mille bolle blu” è un buon viatico tanto più che l’attore-regista palermitano tornerà il 30 agosto con la novità “Colapesce, dedicato a Buttitta”, uno spettacolo prodotto da Nutrimenti Terrestri e ispirato proprio al poema lirico del grande poeta dialettale, interpretato, oltre che da Luna, da Manuela Ventura, Alessandra Fazzino, Rita Abela e Virginia Maiorana.
La seconda parte, che si svolgerà fra le location dell’Area Iris e della Tenuta Rasocolmo, si apre oggi giovedì 4 agosto con la compagnia fiorentina “Chille de la balanza”, che presenta lo spettacolo “Che l’a pace sia con voi” (Area Iris, ore 21,30), scritto, diretto e interpretato da Luca D’Arrigo, uno dei tanti teatranti messinese “emigrati”.
Lui racconta così il suo testo: «Una ragazza quasi cieca, in stato confusionale, scappata da casa, senza un posto dove dormire, da una zona degradata della città cerca disperatamente di arrivare all’Albergo Pace, per soccorrere il fidanzato ferito in una rissa di coltello e lì alloggiato. O almeno, così sembrerebbe stando ai confusi discorsi della donna, durante i quali vengono ripetute come un mantra sempre le due stesse identiche parole: Hotel Pace. Hotel Pace. Hotel Pace. Un ragazzo, che si ritrova a scegliere tra tornare a casa lasciando questa anima al suo destino, o rimanere cercando di aiutarla, alla fine sceglie di essere la guida della donna fino all’albergo. Ma a opporsi si erge minaccioso un confine tra società civile e stato di natura che sembra respingere in ogni modo le anime perse dell’umanità, lungo il quale i due intraprendono un viaggio che diventa assieme un cammino spirituale e una Via Crucis carica di domande sempre più grandi riguardo alla condizione di tutti coloro che vengono tradizionalmente etichettati come “emarginati” all’interno del nostro Stato, l’Italia, il Paese “dalla più bella Costituzione del mondo”. Dubbi laceranti di fronte ai quali, come cittadini consapevoli, non è possibile darsi Pace. Quanto il nostro Stato, nei suoi rappresentanti e nelle sue leggi, protegge davvero le anime perse che vagano al suo interno? Quanto ci fa comodo pensare che l’emarginazione abbandonata a sé stessa sia solo una condizione di anomalia nel nostro Paese, qualcosa che sta nel buio dell’eccezione?».