Design internazionale dei cappelli “Grevi” di Firenze
Roberta Grevi, geniale stilista fiorentina, racconta il dolce mondo dei copricapo
Roberta Grevi, geniale stilista fiorentina, proprietaria della nota fabbrica di cappelli, racconta il dolce mondo dei copricapo.
La voce ridente, ma elegante di Roberta, desta subito curiosità. È orgogliosa della quinta generazione “Grevi cappelli”, marchio dal 1875 conosciuto in tutto il mondo, per il suo tocco manifatturiero ricercato e unico. La “Fabbrica Grevi” è a Signa, alle porte di Firenze. Il più conosciuto “Atelier Grevi” trovasi, invece, al centro del capoluogo Toscano, in Via dei Fossi nella zona di S. Maria Novella, vicino Piazza Goldoni dietro la stazione S. Maria Novella.
Orgogliosa di far parte di una famiglia che ha una storia, la voce della sagace Roberta giunge come una chiave di violino all’inizio delle note del pentagramma. Si professa, infatti, amante e cultrice del canto lirico, che ha dovuto abbandonare negli anni giovanili per poter seguire la fabbrica di famiglia, insieme ai fratelli minori Silvana e Giuseppe. Oltre ad amare il canto è anche restauratrice di libri e cultrice di studi di herboristeria e piante officinali. Mamma di tre meravigliosi figli, fa trasparire l’amore immenso che nutre nei confronti di Ada 24 anni, Sarà 24 anni e Simone 21.
Ora la figlia Sara è la 5’ generazione, collaborando, insieme alla mamma, nella fabbrica creata dai suoi bisnonni. Quali le caratteristiche? Le trecciaiole, da cui nascevano intrecci delicati come merletti, paglie di Firenze, amate dalle signore romantiche di fine secolo, fino a modelli più sofisticati per la donna che per l’uomo. È lunga l’evoluzione della Ditta Grevi nel tempo. Dopo la crisi del ’29 si rivolse al mercato italiano con il cappello di modisteria, indispensabile per la donna elegante. Dopo il periodo degli anni della guerra ci furono i feltri melousine e satine, le paglie esotiche e tessuti come l’organza, il velluto e le laizes di paglia. Negli anni ’60 la ditta scopre il cappello di agnello toscano e negli anni ottanta anni ’80 il marchio Grevi, con l’ingresso della quarta generazione, fà un salto di qualità, sia in Italia che all’estero.
Con firme d’autore artigianali i cappelli dei “Grevi” hanno fatto indossare i loro capolavori a personaggi importanti della musica, cinema e teatro e dovunque, da Ascot a Sofia Loren, da Parigi a Tokyo. Collaborando con costumisti teatrali sono stati indossati da attori della produzione della fiction Tv anglo-italiana, I Medici, di Rai Fiction. Preziosi i materiali: Seta, organza e accessori preziosi. Cappelli femminili, lavorati uno a uno, utilizzando antiche tecniche di modisteria tramandate da generazioni; per gli uomini feltro, velluto e il famoso “casentino”, le creazioni per gli uomini che sono stati creati traendo ispirazione dai dipinti dell’epoca.
Tutti i cappelli sono stati “tirati”, il tessuto viene lavorato, perché acquisti una forma su prestigiose forme di legno. La collaborazione artistica fra il costumista Alessandro Lai e Roberta e Silvana Grevi trae origini nel 1999 sul set del film di Franco Zeffirelli: “Un tè con Mussolini”. La Grevi dispone di un archivio storico di forme e tecniche di lavorazione con le creazioni di Roberta Grevi e collezioni UOMO, DONNA e BAMBINO, sempre al passo con i tempi. L’animo gaio di Roberta si manifesta appieno, quando ritorna indietro nel tempo e comunica che le ispirazioni provengono da: Humphrey Bogart, Jimmy Stewart, Jim Hackman per gli uomini; Karen Blixen, Coco Chanel, Audrey Hepburn ed altri. Le forme e gli stili cambiano e vanno incontro al futuro e alle esigenze del pubblico. Roberta ricorda che in passato unanime ai fratelli Silvana e Giuseppe, con cui è felicemente comproprietaria nella “Grevi cappelli”, aveva deciso di creare un atelier a Parigi, ma poichè difficile da gestire è stato venduto. Un altro rimpianto è l’America, dove il suo sogno sarebbe collocare i suoi cappelli nel Museo Design. Gli States sono la nazione, dove è approdata a New York negli anni 80 con la sorella. In quell’esperienza indelebile rammenta di aver preso appuntamento con delle compagnie di grandi magazzini. Lavorare con l’America voleva dire cambiare il proprio destino e la propria vita. In seguito attratta da questo mondo surreale di luci, colori, grattacieli giganteschi, Roberta è tornata con i figli.
È stata in California; poi a Chicago, per invito al matrimonio di una cugina, dove le è rimasto impresso il Museo d’arte moderna. Irripetibile anche l’avventura di New Orleans, l’atmosfera strana, onirica e quasi fuori dalla realtà. Indimenticabile la musica soul, jazz con personaggi strani straordinari, musicisti di ogni genere per le strade, insomma un’altra America. Spera che, quando si potrà viaggiare, possa far ritorno in quel mondo tanto lontano, tanto vicino al suo cuore e così ricco di attrazioni.
In un incontro fortuito telefonico l’America é tornata di recente, attraverso il Cav. Josephine Buscaglia Maietta, presentatrice e regina della trasmissione “Sabato italiano”, a Radio Hofstra University di New York, seguita in tutto il mondo dall’Europa all’Australia. Roberta si rivelata perfetta stilista e persona di grande umanità. Ha definito la leader del Sabato e scopritrice di talenti, Josephine, gioiosa, solare e piena di forza. Alla ingegnosa creatrice di cappelli si vuole augurare una carriera sempre in crescendo. Agli italoamericani che hanno fatto la storia propina di continuare a perpetuarla, con la stessa grinta e l’infinito coraggio che li incorona “Grandi ”.