Trentatré mila metri quadrati. È questa la grandezza dell’ampia agorà che è stata ritrovata a Selinunte dalla missione archeologica compiuta dal Professor Clemente Marconi dell’Institute of Fine Arts della New York University assieme all’Università di Milano.
Una misura talmente spropositata, di forma trapezoidale, circondata da quartieri residenziali ed edifici pubblici, da indurre a pensare che possa trattarsi un’area sacra dedicata a Pammilo, il mitico ecista dell’antica Selinus. Non si può essere sicuri di questa ipotesi, considerando che non sono emersi edifici risalenti all’epoca classici ma solo costruzioni relative al periodo della distruzione cartaginese.
Sono, infatti, venuti fuori numerosi gioielli e la seconda parte di uno stampo, la cui forma, montata sulla prima parte ritrovata durante una campagna di scavi di dieci anni fa, rimanda ad un oggetto rituale di grande importanza, forse uno scettro, molto probabilmente adoperato durante i rituali, sepolto all’interno del recinto sacro: un oggetto unico, fuso probabilmente in bronzo.
L’agorà era il luogo simbolico delle attività politiche e commerciali delle poleis, delle città, di epoca arcaica e classica, punto di raccordo tra le varie parti delle poleis, talvolta ponderata per racchiudere il recinto sacro (chiamato heroon) dedicato al culto dei padri fondatori.
L’Assessore regionale alla Cultura, Alberto Samonà, ha dichiarato che “grazie alle attività di pulizia è possibile avere una visione d’insieme, seppure parziale (si apprezza meglio dalle riprese aeree effettuate con il drone, ndr), di questa immensa agorà. Dà un’idea della magnificenza di questa città e della sua straordinaria essenza, che si comprende anche dai ritrovamenti eccezionali delle missioni archeologiche. Pezzi unici che da venerdì saranno esposti al pubblico all’antiquarium“.