Nessuno aveva mai pensato evidentemente di fotografarlo. Forse è più importante fotografare la Cattedrale, le strade di Messina, La Madonnina lo Stretto, le navi da crociera….. ma nessuno aveva mai pensato di fotografare Giuseppe Panebianco uno dei clochard (per scelta) che aveva deciso di trascorrere la sua vita per strada con le sue cuffie oramai tanto demodé, i pantaloni in velluto scuro e quei giacconi di 2/3 taglie più grandi, sostituiti in pieno inverno da vecchie coperte di lana, che lasciava spesso la mattina nel posto dove aveva trascorso la notte.
Giuseppe Panebianco si è spento l’altra notte dopo aver cenato in una mensa dei poveri a Casa Aurelio in via Emilia, la struttura gestita dall’associazione Santa Maria della Strada.
Sul posto è giunto il personale del 118, ma il clochard non ce l’ha fatta.
Giuseppe Panebianco è morto attorniato dalle persone che gli avevano voluto bene.
Ma chi era veramente Giuseppe Panebianco: un uomo schivo che raramente dava retta ad altri, che non disturbava nessuno, che aveva deciso di isolarsi, di chiudersi a riccio in quel suo mondo fantastico fatto di note musicali.
Quello che chiedeva era qualche sigaretta, erano quelle le sue parole- una sigaretta un accendino- e poi basta. Tante volte le persone chiamavano ambulanze vedendolo dormire sotto 40 gradi di sole sulle scalinate della via Peculio Frumentario, ma lui all’arrivo dei sanitari si alzava e andava via.
Era un uomo di un altro mondo, sembrava non sentisse né caldo e né freddo, non ascoltava le voci della gente, forse ne aveva ascoltato per troppo tempo, forse aveva deciso che questo mondo non era abbastanza giusto e aveva deciso di rinchiudersi in se stesso, nella sua dimensione che gli dava pace, anche potendosi mantenere una vita agiata per come raccontano le voci cittadine.
Potevi trovarlo qualche notte nei pronto soccorso degli ospedali per ripararsi dal freddo, o camminare a notte fonda chiuso nei suoi pensieri, camminare verso Cristo Re per il pranzo mimetizzato dal passeggio dei croceristi in visita alla città.
Non infastidiva mai nessuno, era così concentrato sulla sua vita che raramente si lasciava distrarre da quella degli altri.
Poi domenica sera quel malore dopo la cena, l’ultima cena in comunità, lo ha colto di sorpresa e l’ha portato via per sempre, da una vita che forse gli risultava troppo pesante per viverla come tutti la viviamo o forse semplicemente ai suoi occhi eravamo noi a viverla nel modo sbagliato……
Con Giuseppe Panebianco se ne va un’altra delle figure simboliche della città di Messina. Un uomo ignorato dai più che però lascia un bel ricordo nei cuori di molti messinesi.