I dettagli del ritrovamento del corpo rannicchiato nel piazzale di Forte Campone, la manina, le spalle, lo stomaco e la testa devastati dai cinque colpi di lupara esplosi a distanza ravvicinata, le ginocchia graffiate per essere stata costretta a stare in ginocchio, sicuramente durante l’interrogatorio mentre supplicava di aver salva la vita.
Piero Campagna, ex carabiniere e fratello di Graziella, trucidata dalla mafia nel 1985, ha ripercorso dettagliatamente i passaggi delle indagini e del lunghissimo processo, soffermandosi sui depistaggi, facendo nomi e cognomi e sottolineando alcuni aspetti cruciali del processo.
Ma ha raccontato anche i sogni di una ragazzina. Sogni infranti da cinque colpi calibro 12. Lo sgomento della mamma alla notizia.
Questo e tanto altro è stato raccontato al pubblico presente al convegno “Il caso Graziella Campagna: dov’è finita la giustizia”, tenutosi lo scorso 15 luglio nella Sala Antiquarium del Comune di Rodì Milici, presente anche l’altro fratello Pasquale, che ha messo il dolore, la rabbia di allora e di adesso dell’intera famiglia per la semilibertà concessa, qualche mese fa, all’assassino della piccola Graziella.