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L’Englishman di Newcastle infiamma il Forum di Assago

Sting_MessinaWebTv_Cultura
Dopo tre anni Sting è tornato a suonare sul palco del Mediolanum Forum di Assago nell'ambito del tour mondiale "My Songs", unica data italiana prevista per questo autunno.

La straordinarietà dell’evento ha fatto registrare il tutto esaurito già dopo pochi giorni dalla messa in vendita dei biglietti.

Appassionati provenienti da tutta Italia hanno assistito ad un’ora e mezza di magia, trasportati come in una macchina del tempo a percorrere i successi che hanno segnato intere generazioni di musicisti. Sting, infatti, può vantare un ampio repertorio che lo ha condotto, nei decenni, a sperimentare tanti generi musicali: è probabilmente questo il segreto del suo appeal. Non sono mancati i brani tratti dal nuovo album, The Bridge, uscito nel novembre dello scorso anno.

Ad aprire il concerto è stato il figlio di Sting, Joe Sumner, che ha ingannato l’attesa per una buona mezz’ora. Il “pungiglione” assieme alla band (composta dallo storico chitarrista Dominic Miller, dal batterista Zack Jones, dai coristi Gene Noble e Melissa Musique, da Chewi Sager all’armonica, e dal tastierista giamaicano Kevon Webster) esce allo scoperto alle 21,15 iniziando col botto: Message in a bottle, pietra miliare rock e manifesto del sound inconfondibile dei Police, ha riscaldato subito l’ambiente. Seguono Englishman in New York e Every little thing she does is magic: una doppietta niente affatto male! La storia dei Police e quella dello Sting solista si intrecciano inesorabilmente, rievocando un passato glorioso costellato da successi senza tempo che fanno sognare i giovani e i meno giovani. Questa è musica senza tempo, che solo l’esperienza del pungiglione può vivificare con arrangiamenti sempre nuovi e piacevoli da ascoltare: è il messaggio implicito dell’album My Songs.

Non c’è dubbio che siano i vecchi successi a far saltare dalle sedie gli spettatori, incontenibili persino per gli steward; ma anche i pezzi più attuali conquistano tutti: è il caso di If it’s love, For her love e Rushing Water.

C’è spazio anche per What could have been, un brano molto toccante, parte della colonna sonora della serie animata Arcane.

E si ritorna indietro nel tempo con If I ever lose my faith in you e la evocativa Fields of gold, due diamanti di quel capolavoro che fu Ten Summoner’s Tales del 1993. Sting ringrazia (in italiano), e prosegue la cavalcata dei suoi successi con Brand New Day, pezzo inciso nel 1999 con “l’aiuto” della armonica di un certo Stevie Wonder: molto simpatico il siparietto con Chewy Sager, sfidato ad emulare il grande Wonder. E, dopo le romantiche Shape of my heart e Whenever I say your name, accompagnate rispettivamente dalle voci di Gene Noble e Melissa Musique, si ritorna ai successi del periodo d’oro dei Police con Spirits in the material world, So Lonely (arricchita dal medley con No woman no cry di Bob Marley) e Walking on the moon: il pubblico è letteralmente in visibilio, anche perché dopo arriva la sensuale Desert Rose.

King of pain è la perla di Synchronicity, album magnifico che conteneva anche Every Breath You Take, forse la più attesa dal pubblico.

Il concerto si chiude con l’immancabile Roxanne, e Fragile (dedicata al popolo ucraino e a tutte le vittime della guerra).

L’artista inglese e la sua band abbandonano il palco osannati dal pubblico che ha assistito ad uno spettacolo unico messo in scena da uno dei grandi della storia contemporanea della musica. A vederlo sembra un ragazzino che ancora si diverte a far gioire il suo pubblico.

Eppure, questo signore ha appena compiuto 71 anni, ma siamo certi di rivederlo presto il prossimo anno ad incantare i fortunati che parteciperanno ad un suo show.

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