Un tuffo al cuore varcando la soglia di palazzo Zanca a Messina, un impatto visivo che non può non distogliere lo sguardo di chi passa un susseguirsi di foto, alcune un pò ingiallite dal tempo altre forse dall’ omertà di sguardi troppo spesso ipocriti e di circostanza e poi….. numeri, date: tutto sintetizzato egregiamente in 12 pannelli, realizzati grazie a foto private dei due magistrati e foto messe a disposizione dall’Ansa.
Pannelli che raccontano un percorso già scritto di 2 uomini che hanno fatto la storia della lotta alla mafia per tutti noi siciliani e per tutto il Paese, 2 uomini che avevano scelto consapevolmente di non far finta di non vedere, sapendo benissimo che chi sfida le mafie rischia la vita …..e a volte la perde.
“L’eredità di Falcone e Borsellino” è una mostra organizzata dall’ANSA, la Regione siciliana, il Fondo Sociale Europeo con la partecipazione dalla società Quater Academy ente accreditato dalla Regione siciliana Dipartimento Formazione.
A 30 anni di distanza dalle stragi di cui è indispensabile parlare, tutto questo ci appare come una preziosa eredità che deve avere radici forti e che deve raccontare ai più giovani le imperdonabili colpe di una piovra malvagia chiamata mafia.
Una mostra itinerante che partendo del pool, l’arresto di Tommaso Buscetta, il Maxiprocesso e la prima grande sconfitta ad una organizzazione criminale fino ad allora mai scalfita. L’arresto di Reina e Provenzano, le lotte, gli sgambetti, i tradimenti e poi l’abbandono, fino a quegli STRAGI delle quali voci hanno riecheggiato in tutto il mondo.
Diceva Falcone: indimenticabili giorni imbrattati di sangue, che nessun siciliano potrà mai cancellare dai propri ricordi quella: “Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze, perché si è privi di sostegno.”
Borsellino asseriva : So di essere un morto che cammina, e ricordate sempre di parlare della mafia, parlatene alla radio, in televisione, sui giornali però parlatene. Perché chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola.