“Locali ancora fatiscenti e ritardi nei lavori al pronto soccorso del policlinico di Messina, Così il personale è lasciato in una tenda a fare una sorta di pre-triage in balia di chiunque volesse compiere azioni violente nei loro riguardi. Manca persino un ambulatorio dedicato ai codici bianchi e verdi che decongestionerebbe i locali inadeguati, che risultano in ogni momento sovraffollati”. E’ la denuncia del Nursind di Messina, il sindacato degli infermieri, sulle condizioni in cui il personale è costretto ad operare al Policlinico di Messina. L’organizzazione ricorda come “il personale stia lavorando, con grande spirito di abnegazione e con molta umiltà, in una struttura fatiscente, in attesa del completamento dei lavori di ristrutturazione dei locali”, che dovevano durare sei mesi. Ma così non è stato e, ad oggi, i disagi continuano.
“Nonostante il piano di emergenza nazionale – scrive Ivan Alonge, segretario territoriale del Nursind – il policlinico universitario della tredicesima città d’Italia ad oggi è senza un pronto soccorso degno di essere chiamato tale”.
Andrea Ficarra, rappresentante sindacale Nursind Policlinico, spiega che i lavori risultano fermi. “Registriamo la totale assenza di strutture filtro sul territorio. Assenza che trasformato il pronto soccorso del policlinico in un ammortizzatore sociale che soddisfa la domanda di cure proveniente da tutto il territorio comunale. Il personale, con estrema professionalità e con solo tre stanze a disposizione, riesce a garantire il diritto alla salute della parte più popolosa della città. Parliamo della parte terminale della catena dei soccorsi in ambito neurologico, cardiologico e traumatologico. Da mesi attendiamo la risoluzione del problema, il personale in stato d’agitazione è pronto allo sciopero”.
Alonge chiede che “la Regione faccia il suo dovere, facendo ripartire, e accelerando, i lavori al nuovo pronto soccorso in costruzione al padiglione E, perché rappresenta il biglietto da visita dell’azienda e se funziona male, o a rilento, tutto l’ospedale ne paga le conseguenze, a cominciare dai pazienti che hanno bisogno di cure”.