Si tratta di una mostra bipersonale, un mix di fotografie e dipinti, in cui il soggetto predominante è il tempo, interpretato e narrato dalle artiste Valeria Alibrandi e Francesca Bruno, a cura della gallerista Roberta Guarnera.
L’idea di allestire questa mostra nasce dalla volontà di unire due temi diversi: il primo, dal titolo “Guardati dal lupo“, riguardante la ricerca di un approccio di tipo fiabesco; il secondo, senza titolo preciso, che raccoglie una serie di fotografie che raccontano storie senza tempo, una serie di narrazioni miste correlate dall’unico denominatore comune che è l’intimità.
Il motivo di tale scelta ricade proprio sul ruolo della fotografia che è narrativa e documentativa.
La fotografia risponde ad una nostra esigenza ovvero quella di attestare la nostra presenza, rappresentando il nostro “esserci stato”, “sono presente” e come lo stesso Barthes suggerisce nella sua “La camera chiara”, affermando che la fotografia non si limita a copiare, a riprodurre il reale, ma fa di più: in qualche modo essa lo ripresenta, ne registra l’essenza visiva e la ripropone allo spettatore differita nel tempo.
Essa parla al presente di un contenuto passato. L’oggetto è qui, ma in che modo? Potremmo dire: è qui “al passato”; è qui il suo passato: quel momento in cui è stato di fronte all’obbiettivo. La fotografia permette continuamente una posizione “l’essere” di fronte a quella visione, che nonostante si sia già conclusa l’azione, l’osservatore nel porsi davanti ad essa “adesso” crea una continuità temporale tra passato e presente.
Oltre a quella temporale c’è la fotografia narrativa, direi anche essenziale.
Gli artisti possono dare una descrizione molto più diretta e aperta di qualcosa che sappiamo essere significativa per il modo in cui è impostata nella fotografia, ma il cui significato dipende da come investiamo l’immagine dei nostri percorsi narrativi e psicologici.
Ecco che il titolo per questa mostra trova forza nelle opere di Francesca e Valeria.
Se proviamo ad analizzare le fotografie possiamo evincere che in Francesca troviamo una storia (fotografica), senza tempo, in cui il fruitore è chiamato ad entrare ed interpretare come in una favola, un’intimità del quotidiano, di città vissute e ci pone delle domande come: è un evento vero? Che tempo avrà? Eppure Francesca c’è stata e la narra proprio come un’unica storia (potremmo dire da un tempo infinito) e i suoi leporelli ci indicano una lettura libera.
La stessa “libertà” la ritroviamo in Valeria, nel suo progetto “Guardati dal lupo”, troviamo per l’appunto il punto di vista del “lupo”. Per molti, personaggio riconducibile, in termine di favole, a quella di “Cappuccetto Rosso”, il cattivo per intenderci. Invece secondo la visione di Valeria il lupo assume tutt’altro significato, diventa osservatore della natura in generale e al contempo si fa metafora di un’appropriazione di uno stato libero della stessa natura, che si relaziona ad un tempo evolutivo.
La mostra sarà visitabile fino all’11 dicembre.