Emozionato il regista, Giovanni Virgilio, bravo a calare la sua storia familiare nella macro storia dell’Italia del secondo dopoguerra. Sì, perché la vita del personaggio protagonista, Francesco Giuffrida, altri non è che il nonno di Giovanni Virgilio: la storia di un uomo per bene, trasformata in film da racconti narrati i pranzi domenicali di famiglia.
È la storia drammatica di un cittadino qualunque, che ha vissuto senza il padre emigrato in America e scampato alla morte per miracolo da ragazzino durante i bombardamenti tedeschi, eletto sindaco una volta adulto del paesino dell’entroterra messinese che non ha mai lasciato. Francesco è un uomo che ha sempre anteposto il bene degli altri a se stesso, rinunciando ai numerosi privilegi della carriera politica, non piegandosi neppure per un istante ai ricatti di coloro che lo avevano messo a governare il suo amato paesino. Di umili origini, il protagonista riesce comunque a studiare in collegio e ad iscriversi alla facoltà di Medicina, grazie ai numerosi sacrifici del padre: l’assenza e la presenza al contempo più forte nella vita di quest’uomo, che mai dimentica di tenerlo aggiornato sui progressi della vita inviandogli delle lettere.
E, mentre immaginiamo il padre di Francesco sbarcare in America, in cerca di fortuna, con una valigia in mano, assieme a tantissimi altri siciliani, ci troviamo di fronte ad una Sicilia che tenta disperatamente di risollevarsi dalle macerie provocate dal conflitto mondiale, abbracciando le idee democratiche di un partito nato per affrancare il Paese dalle tenaglie della destra.
Francesco si innamora della politica, di questi ideali, con la stessa semplicità con cui si innamora di Maria, la sua futura moglie. Proprio la linearità nello svolgimento del suo compito istituzionale costituirà per il protagonista il problema principale, che spesso incontra l’ostruzionismo dei suoi colleghi di partito, affamati di poteri e disposti a scendere a patti col diavolo: una difformità di comportamento sostanziale che toglierà il sonno (e la salute) a Francesco.
Sullo sfondo appare il richiamo all’omicidio di Aldo Moro, vittima anch’egli del degenerare di una politica sempre più ammantata della corruzione dei suoi esponenti contro la quale lo statista ha disperatamente combattuto.
La conferenza stampa di presentazione
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