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Quella voce che ruppe il silenzio della solitudine. Presentata la raccolta di poesie “Restò solo voce” del Professor Raffaele Manduca

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Il silenzio può essere paragonato ad un’ombra che, d’improvviso, bussa alla porta del poeta che ha il compito di dargli voce. Il silenzio può essere assordante nella notte più buia di un essere umano; il silenzio si annida nei momenti di solitudine, in essa trova rifugio e si palesa nel cuore dell’uomo che sa ascoltare. Raffaele Manduca è riuscito a scoprire il significato dei suoi silenzi, frutto di riflessioni sul presente che lo hanno accompagnato nel corso di questi ultimi anni. È da questo ascolto profondo che è sorta la necessità di trasformare quell’assenza di parola in versi poetici, raccolti nella silloge (la prima firmata dal docente) intitolata “Restò solo voce”. In queste poesia c’è tutta la storia personale di Raffaele Manduca, il suo modo percepire l’essere umano e ciò che lo circonda, la ricerca del senso dell’esistere facendo ricorso alla autoanalisi, scavando nel dolore di cui è intriso l’uomo, alla ricerca di un barlume di speranza che illumini la sua vita. Raffaele Manduca insegna Storia moderna presso il DICAM dell’Università degli Studi di Messina. Tra le sue pubblicazioni “La Sicilia, la Chiesa, la storia”. “Storiografia e vita religiosa in età moderna”, 2012; “Le chiese lo spazio gli uomini. Clero e istituzioni ecclesiastiche nella Sicilia moderna”, 2009. Scrive per il quotidiano la Sicilia di Catania e coordina la pagina Facebook @costruirestorie, dove, assieme a studenti e dottorandi, si occupa di divulgazione di contenuti storici e letterari sui social media.

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