La visione intima della dimensione relazionale necessità di essere ricompresa entro uno spazio ridotto, molto intimo, come è quello di queste tele, forgiate da pennellate delicate che prediligono il colore grigio, per molti un non colore, che si attesta sul crinale cromatico del bianco, metafora della luce, e del nero.
“Quello che resta è un percorso interiore che ho intrapreso un po’ di tempo fa – dice l’artista – e che vuole riportare alla luce emozioni, sentimenti, ricordi in modo personale, attraverso quello che è il mio modo di comunicare, non con le parole ma attraverso l’arte e i materiali che utilizzo per far riemergere le sensazioni che hanno caratterizzato soprattutto questo ultimo periodo della mia vita. Cerco di farlo nel modo più intimo possibile senza snaturare la mia arte. Sono abituata a lavorare su grandi formati, questa volta invece ho prediletto il formato più piccolo. In queste tele c’è molto di me, ho cercato di riassumere tutte le emozioni che sentivo il bisogno di tirar fuori”.
Mariateresa Zagone aggiunge: “Nel piccolo formato scelto dall’artista emerge un senso di raccoglimento che nel grande formato sarebbe stato impossibile trasmettere. Il grande formato, infatti, equivale all’epos letterario, dove il messaggio è teso ad essere veicolato alla moltitudine, non certo al singolo individuo. In questa mostra invece si parla di tracce, di relazione, di sensazioni delicatissime, esposte con grande leggerezza su fondi bianchi. I colori utilizzati sono molto tenui, quello dominante è il grigio; di tanto in tanto appare il giallo ocra: sono tutti colori naturali usati dall’artista per tingere le carte artigianali che in questo percorso della memoria sono molto importanti”.