Massimo Costanzo, consigliere della sesta municipalità, a seguito di una serie di confronti con la comunità del villaggio di Sant’Agata dalla quale sono emerse notizie importanti e interessanti sulla storia antica del villaggio, ha chieto al Presidente della sesta municipalità di avviare con l’Assessore alla cultura Enzo Caruso un processo che preveda il recupero della Croce dei lebbrosi di Sant’Agata attualmente occultata da un cartellone pubblicitario.
E’ doverose riportare alcuni cenni storici per comprendere meglio l’importanza della richiesta.
La Parrocchia di S. Agata; Data di costruzione della parrocchia: 26.7.1921; Date delle prime registrazioni:
– nei registri dei battesimi: 26.1.1880,
– nei registri dei matrimoni: 24.1.1884.
– nei registri dei defunti: 13.1.1880;
NOTIZIE E TRADIZIONE
Fonte: Casali di Messina (Giuseppe Foti)
Secondo una tradizione riferita anche dalla “Bibliotheca Sancto-rum”, intorno all’anno 1040, il generale bizantino Maniace trafugò dalla Sicilia a Costantinopoli i corpi di S. Lucia e di S. Agata.
Nel 1126 due monaci, Gisliberto e Gaselmo, riportarono in Italia le preziose reliquie e mentre il corpo di S. Lucia veniva portato a Venezia, dove ancora è custodito nella chiesa a Lei dedicata, quello di S. Agata fu concesso ad alcuni pellegrini siciliani, i quali, dopo avere costeggiato le terre meridionali della penisola, attraversato lo Stretto, lo portarono a terra nella località alla quale, dopo quell’avvenimento fu dato il nome della Vergine Catanese. Da qui lo trasferirono in città, in una casa di Piazza Duomo che poi fu convertita in chiesa intitolata alla stessa Santa e affidata alle cure dei Padri Minoriti. Così si suole spiegare l’origine del nome di S. Agata dato al casale.
Antichi documenti e antichi autori parlano di un rifugio per l’accoglienza dei lebbrosi in questo casale, gestito dall’Ordine degli Ospitaleri di S. Lazzaro.
Nel tabulario di Malfinò (CICCARELLI) è riportato un testamento datato 1294, nel quale è stabilito un legato in favore dei lebbrosi di S. Agata, e il Reina con altri autori ricorda l’antica chiesa chiamata “S. Agata dei Lebbrosi su la via del mare verso tramontana”.
L’ospedale sorgeva appena più a Nord del bivio per Faro Superiore e Curcuraci, e sino agli anni dell’ultimo dopoguerra se ne vedevano i ruderi. Quando nel 1542 il Senato operò la fusione dei vari ospedali della città per dare luogo al grande ospedale civico della Pietà, questo assunse anche la gestione del lebbrosario di S. Agata.
“L’Ospedale degli uomini lebbrosi in Sant’Agata e la pergamena del Senato Messinese del 1666: fonti storiche d’Archivio e risvolti nello sviluppo economico del Villaggio Sant’Agata tra XIII e XVI secolo” dell’arch. Nino Principato, storico della città di Messina. E’ stata una propizia occasione per conoscere le vicende del Lazzaretto medievale di Sant’Agata, lo “Spedaletto” o Casa degli Infermi o degli Infetti, che era gestito dai Cavalieri Lazzariti. Il Lebbrosario di Sant’Agata, fondato nel 1160 in contrada Spitaleri, costituiva nel passato un servizio sanitario d’avanguardia per i poveri lebbrosi. Lo “Spidale” era annesso alla chiesa del villaggio ed era gestito prima dei Lazzariti dai Benedettini.
Alla luce di quanto rappresentato, compatibilmente con la volontà dell’Amministrazione, noi chiediamo:
- Spostare di qualche metro il cartello pubblicitario che in questo momento copre la croce;
- Pulire dai rovi l’aiuola e renderla più gradevole alla vista;
- Predisporre un punto luce dedicato al fine di porre in risalto la croce;
- Sistemare la porzione di cemento che incastona la croce.