La Cgil Filcams di Messina interviene sulla polemica emersa, nei giorni scorsi, in prossimità dell’avvio della stagione estiva sul versante Milazzo-Isole Eolie, area in cui molti imprenditori lamentano di non trovare lavoratori stagionali per cause legate, tra l’altro, al reddito di cittadinanza.
Lo fa con una “lettera aperta” alla stampa da parte della segretaria generale Giselda Campolo che ha ritenuto di fare un pò di chiarezza.
“Gli stagionali sono storicamente lavoratori di serie B nell’immaginario collettivo – scrive la Campolo -. Il concetto stesso di stagione lascia aperta la porta a questa interpretazione. Una tipologia di lavoro concentrata in un arco breve dell’anno che deve produrre il maggior profitto possibile.
“Dei lavoratori – prosegue – nei fatti a consumo, da spremere bene durante i mesi in cui servono. Tutto questo non è una novità di questi ultimi due anni, come sanno bene gli addetti del settore e chi li tutela. Ogni anno la Filcams Cgil porta aventi forti campagne, unite alla quotidiana azione sindacale, per promuovere l’applicazione dei diritti di questa categoria di lavoratrici e lavoratori, ultime nel 2021 backstage, oggi ‘mettiamo il turismo sotto sopra”’.
“Nel messinese – informa – abbiamo appena aperto la sede di Taormina appositamente per essere di supporto al comparto nella tutela dei salari e di condizioni di lavoro regolari e promoveremo iniziative e sportelli territoriali su tutta la provincia, isole comprese. La pandemia ha messo a fuoco temi come la salute e sicurezza e la dignità della retribuzione e chiaramente non possiamo permettere che la ripresa delle attività lavorative, ma soprattutto gli investimenti del PNRR, non portino con sé una riorganizzazione del mondo del lavoro fatta di salari dignitosi e sicurezza.
“Le parti datoriali – denuncia – usano una retorica scolastica per l’impossibilità di ammettere che il reddito di cittadinanza ha ridotto la pressione che potevano esercitare sul bisogno delle persone. È uno strumento per combattere la povertà, per far uscire dallo stato di bisogno. Fa sì che le lavoratrici e i lavoratori siano meno esposti al ricatto occupazionale secondo il quale il salario e il modus operandi verrebbero dettati dall’imprenditore, ‘prendere o lasciare’.
“Purtroppo, il problema è tutt’altro che risolto e il rdc non può essere uno strumento isolato panacea unica dei mali del settore. Mancano politiche attive, mancano percorsi di riconversione delle professioni per adeguarsi al mondo del lavoro in continua evoluzione, per citare solo alcuni temi fondamentali. Nel 2021 l’Ispettorato Nazionale del Lavoro ha constatato che su 80mila ispezioni il 70% era irregolare, il Turismo è il settore con il numero maggiore di violazioni. Mi sembra che questi dati diano una rappresentazione plastica della realtà, molto diversa dalla retorica aziendale. Una realtà in cui in contratti collettivi, le leggi e perfino la costituzione con la sua retribuzione proporzionata e sufficiente sono violate”.
“E se è vero – conclude Campolo – che alcune imprese sono in difficoltà perché non trovano personale forse bisognerebbe che i datori di lavoro rivalutassero il valore che davano, danno e dovrebbero dare alle risorse umane”.