“Gli spazi del Porto, la Zona Falcata e l’area fieristica ci dicono di pezzi interi di territorio sottratti alla città. Nei fatti il Comune, l’ente che dovrebbe prendersi cura della città e dei suoi abitanti, svolge un ruolo marginale su queste aree. Questo è inaccettabile” . Ad affermarlo è il candidato di Messina In Comune Luigi Sturniolo, intervenendo sul dibattito dell’affaccio a mare.
La centralità del paesaggio dello Stretto
“Il senso prevalente della nostra proposta elettorale – ha spiegato Sturniolo – è fondato sulla centralità del paesaggio dello Stretto. Come si usa dire, la visione di città che proponiamo è incentrata su quelli che definiamo con uno slogan ‘i beni immateriali che la natura e la storia ci hanno donato: il paesaggio, il clima e il patrimonio culturale’. La nostra lotta contro la costruzione del Ponte sullo Stretto, d’altronde, è da sempre incentrata sulla salvaguardia del paesaggio, sulla sua relazione con il nostro vissuto”.
«Il paesaggio – sostiene il candidato – caratterizza il territorio e tra abitanti e territorio c’è un rapporto di convivenza. Tutte le volte che si rompe questo rapporto, che la sottomissione a interessi diversi da quelli degli abitanti prevale, vengono messi in crisi i fragili equilibri ecologici che regolano le nostre vite. Insomma, tra le storie degli uomini e i luoghi che le ospitano c’è un legame indissolubile . Il nostro tentativo è pensare che possa esserci anche un nesso tra lo sviluppo economico della città e il suo paesaggio, che questo possa rendere la città talmente attraente da renderla attrattiva anche nei confronti delle attività produttive, che la cura del territorio possa avere un carattere innovativo, non museale. Dentro questa visione vorremmo mettere anche i flussi finanziari che stanno per attraversare le città e i bilanci dei Comuni”.
Uno spazio sottratto ai messinesi
Sturniolo rivendica il ruolo dell’amministrazione comunale nella gestione di un’area fondamentale per la città.
“Quella che una volta veniva chiamata Autorità Portuale – ha affermato – da strumento di organizzazione dei servizi portuali, è diventata organismo di governo di una parte significativa della città e ha finito per gestire ingenti flussi finanziari provenienti dalle tasse portuali. La sottrazione dell’area della Fiera alla città si è, dunque, tradotta negli anni nella sottrazione del paesaggio dello Stretto agli abitanti. Che sia chiaro, non è stato il Teatro in Fiera a togliere la vista dello Stretto ai messinesi, ma la chiusura dell’area fieristica, la sua perimetrazione”.
Lasciamo aperto quel varco
“È stato per questo che, addirittura, delle macerie abbiano fatto prendere una boccata d’aria. L’abbattimento di un edificio ha aperto uno squarcio dal quale si è visto lo Stretto. Quando tutto è bloccato, l’apertura di un varco appare come una possibilità. Lasciamo, dunque, aperto, almeno per il momento, quel varco. Almeno fino a quando la città non riuscirà a riappropriarsi dell’area fieristica . D’altronde – ha concluso Sturniolo – se un teatro è andato giù vuol dire che non era un teatro che verrà riedificato, ma un edificio di servizio dove gli spazi dedicati alla cultura avranno un ruolo marginale”.