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Un giorno della Storia da non dimenticare

1 maggio
La strage venne organizzata il giorno prima a seguito di una lettera ricevuta da Salvatore Giuliano e da lui subito bruciata

La festa tanto attesa del primo Maggio è arrivata: la festa dei lavoratori.
È anche un ritorno alla storia, a vicende non piacevoli in Sicilia.
La storia ci riporta alla strage di Portella della Ginestra, avvenuta il 1° maggio 1947 nel comune di Piana degli Albanesi, in provincia di Palermo.

Gli uomini del bandito Salvatore Giuliano spararono sulla folla di contadini che volevano celebrare la festa dei lavoratori. Persero la vita undici persone e molti furono i feriti.

Per tali motivi il primo maggio si ritiene uno dei giorni più tristi per la nostra repubblica e considerala come la prima strage Italiana.

Durante la manifestazione organizzata dal sindacato doveva parlare il leader del Partito Comunista in Sicilia, Girolamo Li Causi.

Intervento di Emanuele Macaluso a Portella della Ginestra per il 1 maggio 2019

Circa duemila i lavoratori della zona di Piana degli Albanesi, e altri da San Giuseppe Jato e San Cipirello, molti dei quali agricoltori, si erano riuniti a Portella della Ginestra, una località montana del comune di Piana degli Albanesi, nella vallata circoscritta dai monti Kumeta e Maja e Pelavet, a pochi km da Palermo, per manifestare contro il latifondismo a favore dell’occupazione delle terre incolte e festeggiare la recente vittoria del Blocco del Popolo, l’alleanza tra i socialisti di Nenni e i comunisti di Togliatti alle elezioni dell’assemblea regionale siciliana, svoltesi il 20 aprile di quell’anno e nelle quali la coalizione PSI-PCI aveva conquistato 29 rappresentanti su 90 (con il 32% circa dei voti) contro i 21 della DC (crollata al 20% circa).

La strage venne organizzata il giorno prima a seguito di una lettera ricevuta da Salvatore Giuliano e da lui subito bruciata. Questi, insieme ai suoi uomini, si recarono sul promontorio dal quale si dominava la vallata.

Verso le 10 del mattino, improvvisamente dal monte Pelavet partirono sulla folla in festa numerose raffiche di mitra, che si protrassero per circa un quarto d’ora e lasciarono sul terreno undici morti (otto adulti e tre bambini) e ventisette feriti. I primi colpi erano stati inizialmente scambiati per dei mortaretti, ma anche quando ci si rese conto della loro reale natura, la mancanza di ripari impedì a molti di mettersi in salvo.

 

La CGIL proclamò lo sciopero generale, accusando i latifondisti siciliani di voler “soffocare nel sangue le organizzazioni dei lavoratori”. Solo quattro mesi dopo si seppe che a sparare a Portella della Ginestra e a compiere gli attentati contro le sedi comuniste erano stati gli uomini del bandito separatista Salvatore Giuliano, ex colonnello dell’E.V.I.S. Il rapporto dei carabinieri sulla strage faceva chiaramente riferimento a “elementi reazionari in combutta con i mafiosi”.

Queste sono le undici vittime, così come riportate dalla pietra incisa posta sul luogo del massacro:
1. Margherita Clesceri (37 anni)
2. Giorgio Cusenza (42 anni)
3. Giovanni Megna (18 anni)
4. Francesco Vicari (22 anni)
5. Vito Allotta (19 anni)
6. Serafino Lascari (14 anni)
7. Filippo Di Salvo ( 48 anni)
8. Giuseppe Di Maggio (12 anni)
9. Castrense Intravaia (29 anni)
10. Giovanni Grifò (12 anni)
11. Vincenzina La Fata (8 anni)
Rimasero ferite oltre 30 persone, di cui 27 gravi. Alcuni di questi feriti morirono in seguito alle ferite riportate




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