Quando si parla di Messina è lo Stretto la parola chiave. Proseguirà fino all’8 luglio 2022 la rassegna in cui si vedrà protagonista principale la trilogia“ Mito, mare, Messina”. Ci si chiede come il personaggio in questione,” il mare”, avrà modo di mettersi in luce. Avverrà attraverso il teatro, attraverso la poesia e con la lettura di libri, testimoni della sua grandezza. È il Museo della Fauna dell’Università di Messina a patrocinare ed organizzare la “rassegna”. Strutturata in un programma di sette incontri culturali, dove il panorama è il mare accompagnato da tanto turismo e note di letteratura e spettacolo.
Si cerca la riscoperta di “luoghi suggestivi” della città, in piazze, vie e borghi. Ciò per la valorizzazione, degli angoli più caratteristici della città. Cultura, scienza e quant’altro possa proteggere il paesaggio e l’ecosistema, sono i connotati. Il ricordo e la memoria storica delle battaglie, avvenute sul suo mare nei secoli, servono ad evitare gli sbagli presenti e futuri. La storia di Messina è la “Forza del mare”. È lo stesso mare che vede il suo Stretto partecipe di tanto folklore, ma fonte anche di ricordi orribili e indelebili. Si rammenti il maremoto del 1908, che a Messina fece alzare onde alte fino a 12 metri circa. La natura è più forte dell’uomo, come si riscontra evidente da studi condotti. Il mare vuole rispetto, come un figlio ne deve al proprio padre. Solo così potrà essere fonte di ricchezza e salubrità.
Tra le leggende più note sullo Stretto di Messina è il mito di Colapesce. Tuffatosi in acqua, il pescatore conosceva le profondità più oscure del mare. Si accorse delle traballanti tre ingenti colonne che, dalle profondità marine, sorreggevano tutta la Sicilia. Pur di salvarla, Cola si immerse e non risalì più dagli abissi. La prima testimonianza del mito è quella scolpita su di un bassorilievo di epoca classica, descritta anche da Benedetto Croce.
È così che il porto di Messina, con la sua Falce, la forma ad uncino del braccio sabbioso di San Raineri, che delimita il suo porto naturale, è luogo tanto apprezzato nel mondo. È finestra sul mare di ineffabile bellezza, dove una sorta di panismo unisce l’animo con l’arte e la cultura. Un estetismo di valenza dannunziana, in cui il culto del bello, è comparato alla bella donna, la città di Messina, che quando muore, rinasce e diventa sempre più splendente. Come d’incanto la sua metamorfosi affascina, ammalia, stupisce. E Lei…Messina, con il suo Stretto, ha bisogno di rispetto, di dignità. Ha bisogno, di un uomo, di tanti uomini, di tutti i messinesi, che non l’abbandonino e si prendano veramente cura di Lei. Per sempre!.