La piece, atto unico di Domenico Cucinotta ha debuttato in prima nazionale a fine novembre al Teatro di Cestello di Firenze nell’ambito del Festival “Il respiro del pubblico” organizzato dalla compagnia Cantiere Obraz.
Un uomo decide, dopo averli portati per tutta la vita, di radersi baffi, correndo così il rischio di cambiare in modo significativo il proprio aspetto consueto e familiare ad i suoi affetti. Trepidante, è in attesa della reazione della amata moglie, degli amici, dei colleghi. Ma la reazione non arriva. Anzi, nessuno sembra ricordare che egli abbia mai avuto dei baffi, perciò nessuno nota il cambiamento, che pure l’uomo aveva considerato epocale ed al quale, forse inconsciamente, affidava la prima pagina di un nuovo capitolo di sé. Il mancato riconoscimento di questo cambiamento genera una catena di tensioni, malumori e sospetti che, innescando la trama, precipitano verso un finale sorprendente.
Nella vita di una tranquilla e ben affiatata coppia si insinua dunque, a causa di un piccolo dettaglio, l’ombra di un equivoco. Il sospetto di uno scherzo crudele mina il sereno scorrere della quotidianità.
Eppure non si tratta di un equivoco ne’ tanto meno di uno scherzo. Il veleno che si insinua tra le crepe di un quieto esistere è qualcosa di più infido: è un guasto, un orribile guasto che distorce irrimediabilmente la visione di sé stessi e dell’altro. E non solo. Ogni dettaglio dell’esistenza sfuma i propri contorni, si intride di dubbio, ogni cosa è possibile ed al contempo non lo è. Gli affetti più cari potrebbero essere il nemico.
E tutto per un solo, piccolo dettaglio che sposta la bilancia del reale e sfalda le fondamenta su cui abbiamo costruito la nostra esistenza per precipitarci nell’incertezza: le sicurezze si ribaltano, sfuggendoci come la sabbia da un settore all’altro della clessidra e noi stessi sembriamo sgretolarci mentre tutto il nostro mondo diventa sfocato e nulla più ci appartiene se non la sensazione che quando un ingranaggio si guasta nulla potrà più tornare come prima.
Uno spettacolo che accoglie il pubblico col sorriso sulle labbra, per poi accompagnarlo nella riflessione sugli aspetti più misteriosi delle relazioni, con gli altri e con se stessi.